venerdì 1 febbraio 2013

Rivoluzione Civile per il futuro della sinistra.



Gli ultimi 5 anni hanno sconvolto la politica italiana, la società europea, l'economia mondiale. Nel tempo di una legislatura persino i connotati della democrazia sono stati mutati e una fase costituente senza alcuna permeabilità democratica è stata aperta. La crisi dei mutui Subprime negli Stati Uniti d'America nel 2008 non è stato che il primo segnale del collasso di un'economia finanziarizzata che ha dimostrato la sua follia, la sua arroganza e la sua fragilità. Una crisi ininterrotta che ha portato ad una drammatica recessione economica ha agito con violenza sulle classi subalterne in Italia come in Europa, creando nuove povertà, nuovo sfruttamento ed edificando un clima di rassegnazione collettiva e generalizzata che rischia di neutralizzare anche i tentativi di ribellione e i progetti di alternativa.

Mentre miliardi di euro vengono bruciati in poche ore dalle borse, mentre la Banca Centrale Europea commissaria i Governi di tutto il continente, mentre le tasse vengono aumentate e i ricavi vengono consegnati in regalo alle banche, una guerra tra poveri tenta di insinuarsi a garanzia che il Sistema resti protetto: italiani contro stranieri, lavoratori contro lavoratori, settentrionali contro meridionali. Anche gli spazi della democrazia vengono attaccati, delegittimando dall'alto – ma anche dal basso – tutte le Istituzioni democratiche presenti sul territorio: la giusta critica a una parte di ceto politico corrotto e arricchito è stata trasformata ad arte in un attacco indiscriminato alle istituzioni e agli unici strumenti che permettono, ad oggi, che la volontà popolare abbia ascolto e voce. Gongolano banchieri e poteri forti mentre la gente litiga e si divide per cancellare il suo stesso potere e c'è chi scappa con miliardi di euro senza che nessuno se ne accorga perché impegnato a protestare per avere meno rappresentanti nei consigli e in parlamento.

L'Italia affonda e chi ha responsabilità economiche e politiche continua la rotta verso l'inabissamento. Il Governo Berlusconi fino al 2011 ha compromesso la tenuta democratica del Paese, ha indebolito i diritti, ha smantellato lo stato sociale. Il cosiddetto Governo Tecnico guidato da Mario Monti, sostenuto con pari responsabilità da Partito Democratico, UDC e Popolo delle Libertà, ha aggravato maggiormente le condizioni sociali ed economiche portando il Paese alla recessione e ha stornato tutte le risorse acquisite dall'aumento della tassazione verso banche estere, riuscendo perfino a far aumentare il debito pubblico. Oltre al danno anche la beffa.

Contro tutto questo, contro chi ha governato l'Italia e l'Europa negli ultimi anni, contro la grande finanza e i poteri forti negli ultimi anni, contestualmente, si è prodotta una resistenza sociale e politica. Nell'autunno 2008 le studentesse e gli studenti sono stati i primi a scendere in piazza a gridare “Noi la crisi non la paghiamo”, poi sono andati in strada le/i migranti contro le politiche razziste e securitarie del Governo e si sono ribellati le/gli operai/e contro l'idea di fabbrica ottocentesca di Marchionne. Le mobilitazioni nazionali del movimento studentesco, della FIOM e dei sindacati di base hanno animato ogni autunno e ogni primavera attraverso occupazioni, cortei nazionali, scioperi generali. Milioni di persone hanno partecipato e partecipano a questa nuova resistenza e condividono i suoi contenuti che hanno dimostrato di essere maggioranza nel Paese attraverso i referendum costruiti dal basso sui beni comuni del 12 e 13 giugno 2011 grazie ai quali è stato stabilito che acqua e servizi devono restare pubblici, che il nucleare deve restare illegale e che la legge deve rimanere uguale per tutti. Sui territori le lotte e i conflitti hanno vissuto intrecciando le esigenze basilari della gente, scontrandosi con il potere e le minacce della mafia, in centinaia di piccoli paesi, nei quartieri di grandi città. Anche nel nostro territorio non hanno sempre vinto i potenti, in alcuni casi hanno vinto le lotte. Hanno vinto le lotte a Scordia contro la realizzazione di un grande centro commerciale in odore di mafia grazie a una straordinaria alleanza con i piccoli commercianti onesti. Hanno vinto le lotte a Palagonia dove una classe politica inquisita e parassitaria, coinvolta in inchieste per mafia, è stata scalzata da giovani ribelli che adesso siedono in Consiglio Comunale e da un Sindaco comunista.

Nonostante le grandi proporzioni di una ribellione diffusa, nonostante un malcontento generalizzato e sempre più radicale, nonostante le pesanti responsabilità della classe politica che ci governa, le tante voci di rabbia, di insofferenza e indignazione negli ultimi anni non sono riuscite ad arrivare, tranne che per brevi e insufficienti interventi, nei palazzi in cui si decide. Dentro quel parlamento dove Bersani, Berlusconi e Monti hanno approvato in silenzio e senza vergogna l'introduzione dell'IMU, la cancellazione dell'Articolo 18, l'acquisto degli aerei da guerra. Senza voce, in quelle importanti stanze, sono rimaste/i studentesse e studenti, operaie e operai, migranti, lavoratori e lavoratrici, precari, pensionati. Senza voce tutti coloro che non arrivano alla fine del mese, che hanno dovuto pagare l'IMU per una casa di proprietà di una banca, che non hanno avuto accesso alle cure mediche, che non si sono potuti permettere di mandare un figlio all'Università. Il silenzio ha occupato il parlamento italiano come se non esistessero migliaia di giovani che scappano dalle loro terre perché manca lavoro e dignità, come se non esistessero braccianti agricoli che non possono più mantenersi col loro lavoro, come se non ci fossero coloro che, strozzati dalle tasse, non trovano alcuna prospettiva.

Il 24 e il 25 febbraio si andrà a votare per eleggere il nuovo parlamento italiano e per dare indicazione di quale Governo si vuole per i prossimi anni. Partito Democratico, UDC, PDL e Berlusconi si presentano alle prossime elezioni come se gli ultimi anni non fossero esistiti, come se nessuno avesse appoggiato il Governo Monti, come se in Parlamento fino ad oggi non ci fosse stato nessuno. Primarie, congressi, conferenze, finte polemiche stanno tentando in questi giorni di campagna elettorale di annebbiare le gravi colpe di questi partiti, degli ultimi mesi di Governo. Anche la campagna elettorale di chi, a parole, si proclama rivoluzionario ed antisistema non presenta una critica alle politiche economiche e sociali degli ultimi anni e si limita ad attaccare i pesci piccoli, lasciando immuni e liberi i pesci grandi, veri artefici del disastro che abbiamo davanti.

In questo contesto difficile ed emergenziale Rifondazione Comunista ha deciso di porsi due obiettivi strategici: la costruzione di una sinistra di classe anticapitalista alternativa all'impianto centrista della sinistra socialdemocratica e l'ingresso in parlamento di esponenti delle lotte e dei conflitti che possano portare nel palazzo le istanze finora rimaste prive di rappresentanza.

Per queste ragioni Rifondazione Comunista è e sarà parte del percorso di Rivoluzione Civile con Antonio Ingroia. Rivoluzione Civile si presenta alle elezioni con un programma nettamente antiliberista che mette al centro il rifiuto del Fiscal Compact, l'opposizione alla militarizzazione del territorio, il NO alla TAV e al ponte sullo stretto. Antonio Ingroia è l'unico candidato presidente che mette in discussione le istituzioni bancarie europee e le ingerenze dei poteri forti nella politica italiana da Confindustria al Vaticano. Rivoluzione Civile è l'unica formazione politica che ha acquisito interamente i punti programmatici esposti dalla FIOM e che ha raccolto, tramite le forze che ne fanno parte, le firme per i referendum su Articolo 18 e Articolo 8 in difesa del lavoro. Rivoluzione Civile è la lista dell'antimafia sociale e della lotta alla corruzione e alle storture della politica. È l'unica forza della sinistra che non ha accettato compromessi e per questo si presenterà fuori dallo schieramento di Bersani e Vendola, contro qualsiasi inciucio con Mario Monti e la BCE.
Pur essendo una lista di coalizione che tiene insieme oltre Rifondazione Comunista, Italia dei Valori, Verdi e PdCI, Rivoluzione Civile è oggi il terreno più avanzato per costruire una sinistra anticapitalista autonoma, per presentare un programma di Governo d'alternativa ai diktat della BCE e a Monti, per portare finalmente in Parlamento le lotte che hanno animato il Paese e per poter tornare ad avere nelle istituzioni una rappresentanza del conflitto sociale. Rivoluzione Civile rompe definitivamente col bipolarismo e pone nella politica italiana una proposta di Governo vincente di assoluta rottura tanto col centrodestra quanto col centrosinistra, come dimostrano le esperienze amministrative di Napoli e Palermo.

Se per i poteri forti italiani, pienamente rappresentati sia nella coalizione di centrosinistra che nella coalizione di centro, le elezioni politiche del 24 e 25 febbraio saranno un momento costituente per la creazione di una modalità di governo sempre meno democratica e vincolata ai diktat economici delle banche centrali, anche per la sinistra d'alternativa, per Rifondazione Comunista e per chi non ha scelto la via della rassegnazione le imminenti elezioni possono rappresentare un nuovo impegno costituente. Rivoluzione Civile è una lista elettorale che racchiude tante esperienze e tanti valori, varie culture e tanti percorsi politici differenti che possono anche avere, a tratti, elementi di incompatibilità. Il tema di oggi tuttavia non può e non deve essere la sopravvivenza di un feticcio o di una sigla, la compatibilità possibile con anime diverse: abbiamo una sfida più grande.

Il successo di Rivoluzione Civile alle elezioni può rendere possibile la creazione di una sinistra autonoma e autorevole, di classe e anticapitalista, che guardi alla FIOM e alle straordinarie esperienze del sindacalismo di base, che sappia essere motore del conflitto sociale e possa rendersi strumento dei movimenti di lotta. Una sinistra che marchi definitivamente la propria incompatibilità con il moderatismo del PD e delle altre forze del centrosinistra. Una sinistra internazionalista che sappia esportare in Italia le grandi esperienze della sinistra greca e spagnola. Una sinistra che già a partire dalle prossime elezioni amministrative sappia lanciare una sfida alle destre e al centrosinistra per l'amministrazione dei territori e delle grandi città.

In queste ultime settimane che ci distanziano dal voto sarebbe più semplice arroccarsi nel purismo di certe posizioni, far vincere i mal di pancia che accompagnano sempre la presentazione di liste in un sistema elettorale senza preferenze. Sarebbe più comodo rendersi permeabili a tutte le critiche strumentali che piovono su Rivoluzione Civile col solo intento di indebolirla oppure enfatizzare le mancanze che una lista elettorale nata in pochi mesi certamente conserva. Eppure la sfida che abbiamo davanti è troppo importante, perderla potrebbe avere conseguenze pesanti, vincerla getterebbe le basi per un lungo ed esaltante percorso di resistenza e rivoluzione. Crediamo che di questa sfida tutte e tutti debbano essere e sentirsi protagoniste/i.

Dopo cinque anni di Berlusconi e Monti potrebbe rinascere una prospettiva, una speranza.

Se ci sapremo prendere la giusta responsabilità e daremo il giusto peso al nostro voto, guardando tanto al presente quanto al passato, allora il 24 e 25 febbraio potrebbe vincere la sinistra, con Rivoluzione Civile.

Segreteria Provinciale Rifondazione Comunista Catania


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