La Sicilia che si ribella.
Votato dal 20% dei delegati al Congresso Regionale di Rifondazione Comunista Sicilia.
“la sorti nun è ostia
nun è grazia di santi
si conquista cu la forza
nta li chiazzi e si va avanti”
Rosa Balistreri
“Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi!
Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!”
Peppino Impastato
La
crisi economica internazionale colpisce, con più forza che nel resto
d'Italia, le cittadine e i cittadini siciliani. Una crisi che investe
non solo redditi e occupazione ma le intere esistenze di centinaia di
migliaia di persone. Gli ultimi dati pubblicati dalla Banca d'Italia e
dalla Corte dei Conti ci parlano di una Sicilia arretrata e in continuo
arretramento per ciò che concerne l'occupazione, il reddito, il potere
d'acquisto dei cittadini, il livello d'istruzione, la fiducia nel
futuro.
I tassi di disoccupazione, di disoccupazione
giovanile, di inoccupazione femminile, di lavoro nero risultano
raddoppiati rispetto alla media nazionale e vedono la Sicilia spesso
fanalino di coda nelle classifiche nazionali. La progressiva
de-industrializzazione del territorio siciliano, emblematicamente
rappresentata dalla chiusura del polo industriale di Termini Imerese, i
tagli al settore pubblico, a partire dalla scuola, lo smantellamento del
settore agricolo, i tassi di emigrazione in continua crescita delineano
l'esito nefasto di errate politiche per lo sviluppo e al contempo ci
consegnano una situazione sociale ed economica che appare
irreversibilmente votata al disastro.
Ad aggravare la
crisi contribuiscono una presenza mafiosa rafforzata e un ceto politico
corrotto impegnati, negli ultimi mesi, ad arraffare quelle poche risorse
che dovrebbero servire a migliorare le condizioni di vita dei
siciliani.
Dentro questa crisi si intrecciano le vite
delle persone, ridotte a una precarietà esistenziale e a una
disperazione che non raramente sfocia nella volontà di mettere fine alla
propria vita. È questa disperazione, la convinzione dell'inesistenza di
una via d'uscita che oggi abbiamo il compito di trasformare in
ribellione e proposta politica per un radicale cambiamento. La sfida
dell'oggi non può limitarsi infatti alla conquista di uno striminzito
spazio di rappresentanza istituzionale, seppur importante, occorre
lanciare il cuore oltre l'ostacolo e resuscitare l'ambizione, come è
successo a Palermo e Palagonia, di determinare il cambiamento. È questa
la sfida del Partito della Rifondazione Comunista in Sicilia: essere
strumento di trasformazione per tutte le donne e tutti gli uomini che
esigono un futuro migliore.
1. La Sicilia che si ribella alla mafia.
Antimafia sociale e borghesia mafiosa.
La
mafia va sconfitta dalla gente, non può bastare né la polizia né la
magistratura. Compito della politica e delle Istituzioni è creare le
condizioni per generare il cambiamento e rompere le catene
dell'oppressione mafiosa. Per tale ragione è necessario praticare una
critica sociale della mafia e del contesto sul quale agisce, occorre
perpetuare un'antimafia sociale capace di intrecciare legalità e
giustizia sociale, rivendicazioni di diritti e reddito, nella
consapevolezza che solo uno stato sociale dignitoso può consegnare ai
singoli la capacità di non sottomettersi alla criminalità organizzata.
Spaccio di droga, traffico di armi, estorsioni e rapine rappresentano
ancora se non i maggiori canali di finanziamento della mafia,
sicuramente le azioni maggiormente percepibili. È tuttavia nel
riciclaggio degli introiti delle attività illecite che la mafia perde la
propria visibilità. Attività commerciali, titoli di borsa, quote di
imprese costituiscono un universo quasi impercettibile di presenza
criminale difficile da vedere e da denunciare. È quando la mafia indossa
la giacca e la cravatta dei primari o degli imprenditori che diventa
più subdola e pericolosa. È su questo aspetto dell'antimafia, nella
denuncia netta della “borghesia mafiosa” dei cosiddetti colletti bianchi
che occorre che il Partito investa in termini di analisi e denuncia
sociale al fine di escludere il rischio di una deriva dell'antimafia
legalitaria
che impedisca una visione d'insieme del fenomeno criminale e che
assolva i vertici reali dell'organizzazione mafiosa.
Mafia e politica.
“Politica
e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso
territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo.” Paolo Borsellino
L'inchiesta
della magistratura “Iblis” ha confermato le denunce sui rapporti tra
autorevoli esponenti politici del centro e della destra con la
criminalità organizzata, ha portato all'arresto di personaggi di spicco
del ceto politico siciliano e ha portato il Presidente della Regione,
Raffaele Lombardo, a processo per concorso esterno in associazione
mafiosa e per voto di scambio con l'aggravante mafiosa. Tuttavia il
valore maggiore dell'inchiesta Iblis è aver palesato un intreccio
costituente tra una parte del ceto politico siciliano e Cosa Nostra. La
mafia si fa politica e Istituzione, occupa determinanti posti di potere e
rompe il meccanismo della delega fiduciaria assumendo essa stessa,
tramite diretti associati, il controllo delle risorse e di spazi di
Governo. In questo quadro Raffaele Lombardo non costituisce la punta
dell'iceberg ma un ulteriore esempio di connivenza e convenienza
politica nel rapporto con Cosa Nostra. Risultano infatti più gravi e
pericolosi i casi, non rari alle ultime elezioni amministrative, nei
quali la mafia si fa partito, acquisisce direttamente consensi e detta
la linea amministrativa. Il frazionamento esasperato del centro e della
destra siciliana è sintomo e non causa di una volontà esplicita della
criminalità organizzata di gestire, autonomamente, la competizione
politica: presentando candidature, costituendo liste o
disinteressandosi dalla tornata elettorale.
Occorre per tali
ragioni concepire non solo l'impegno politico ma anche le scelte
elettorali come strumenti di attacco al potere mafioso: non è più il
tempo dell'antimafia non schierata o bipartisan.
Mai come adesso
occorre farsi carico della costruzione di una sinistra indisponibile al
sostegno, tanto nei singoli comuni quanto regionalmente, di quelle
formazioni o coalizioni nelle quali trovano spazio gli interessi della
criminalità organizzata.
2.Istruzione, lavoro e futuro. Per il reddito di cittadinanza.
La
crisi ha aggravato le già precarie condizioni economiche e sociali
della Sicilia. A una disoccupazione giovanile dilagante corrisponde una
tendenza all'emigrazione in continuo aumento. Ai tagli a scuole e
università corrisponde un aumento esponenziale della dispersione
scolastica, dell'analfabetismo e il tasso più basso di laureati per
numero di abitanti. La progressiva de-industrializzazione della regione
sta compromettendo qualsiasi ipotesi di futura crescita. La chiusura
della Fiat di Termini Imerese, i licenziamenti nei petrolchimici di
Priolo e Gela, nei cantieri navali, all'Italcementi e le gravi
difficoltà economiche di molte piccole-medie imprese ci parlano non solo
della difficoltà di creare nuovi posti di lavoro ma anche del problema
di conservare e qualificare quelli esistenti. L'agricoltura siciliana,
nonostante il grande potenziale, è al collasso e se da un lato le
normative europee e l'apertura del mercato devastano la competitività
delle imprese siciliane dall'altro migliaia di braccianti agricoli,
vittime sia di scellerate politiche nazionali e regionali sia dei nuovi
caporali organizzati in cooperative senza terra e magazzini, non
riescono più a lavorare e ad ottenere le indennità dovute dall'INPS.
L'abbassamento del potere d'acquisto, frutto della crisi, colpisce anche
il commercio. La proliferazione di centri commerciali, spesso costruiti
tramite concessioni edilizie frutto di corruzione e clientele politiche
con i soldi riciclati della mafia, ha distrutto le micro-economie
locali e creato un esercito di giovani precari costretti a lavorare per
turni infiniti a non più di 700 euro al mese. Unico superstite è il
settore turistico che tuttavia, per far fronte alla competizione
nazionale e internazionale, produce spesso un'occupazione sottopagata e
dequalificata. Unica opportunità per migliaia di cittadini siciliani
diventa quindi il lavoro nero e sottopagato, offerto da insospettabili
aziende o dalla criminalità organizzata. In questo contesto aumenta la
tendenza ad un'emigrazione interclassista che vede scappare dalla
Sicilia giovani e meno giovani di tutte le classi sociali, svuotando la
regione di tutte le sue potenzialità, le sue eccellenze e intelligenze.
Inquietante è infine il crescente numero di persone che smette di
cercare un'occupazione e di giovani che abbandonano gli studi pur non
entrando nel mercato del lavoro. Qualsiasi progetto di cambiamento della
Sicilia non può che passare attraverso l'investimento nell'istruzione,
la lotta alla dispersione scolastica, la tutela dei posti di lavoro
esistenti e l'elaborazione di politiche volte alla crescita delle
opportunità di lavoro. È per tale ragione fondamentale intrecciare la
lotta per la difesa dei posti di lavoro e dei diritti acquisiti con la
rivendicazione del diritto a un lavoro dignitoso e garantito per chi non
ha mai lavorato o ha sperimentato solo precarietà e lavoro nero, come è
assolutamente necessario conciliare il bisogno di occupazione con la
tutela dell'ambiente per uno sviluppo sostenibile e per la riconversione
eco-sostenibile di parte dell'economia siciliana. Tuttavia la crisi
economica attanaglia le cittadine e i cittadini siciliani qui ed ora.
Nessuna proposta politica, seppur corretta nella sua implementazione del
medio-lungo periodo può tuttavia nell'immediato dare ossigeno a chi non
arriva neanche alla terza settimana del mese. Rifondazione Comunista
lancia, per tale ragione, la proposta di creare un reddito di
cittadinanza per i cittadini siciliani che possa, qui ed ora,
contribuire a fare uscire dal dramma della mancanza di reddito centinaia
di migliaia di persone e possa rilanciare l'economia regionale
aumentando il potere d'acquisto.
3. La sconfitta della politica e l'insorgenza siciliana.
Una classe politica da mandare a casa (se non va in carcere).
“Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento. Insomma, abbiamo interi pezzi di società che hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. E lo si vede in tutti i campi.” Antonio Ingroia
Non
sono più calcolabili gli esponenti politici siciliani raggiunti da
indagini della magistratura o condannati. 27 su 90, trasversalmente tra
centrodestra e PD, sono i deputati regionali indagati a vario titolo;
centinaia sono gli esponenti politici siciliani raggiunti da indagini
per corruzione, abuso d'ufficio, relazioni con la mafia. L'apparato
pubblico viene gestito privatisticamente e risorse consistenti vengono
erogate al solo fine di mantenere le clientele. Ciò pervade l'intera
società e diventa sistema. Ospedali, enti di formazione professionale,
società partecipate e ruoli dirigenziali vengono gestiti
discrezionalmente dai partiti al Governo, tramite rapporti fideistici e
di convenienza elettorale che nulla hanno a che vedere con merito e
trasparenza. Nel frattempo CAF ed enti pubblici diventano catalizzatori
di voti per questo o quel politico, demolendo la libertà di scelta
elettorale e scatenando un meccanismo di micro-clientele che tiene saldo
il consenso elettorale di chi gestisce il potere e svilisce la
democrazia trasformando diritti elementari in favori che qualcuno,
discrezionalmente, concede. Non si tratta di mafia ma di contaminazione
con la mentalità mafiosa: istituzioni, parlamentari, consiglieri
comunali, consiglieri di municipalità si fanno “potere parallelo” e
gestiscono come “cosa loro” la cosa pubblica. In questo contesto è
innegabile le vergognosa decadenza della politica più visibile e
conosciuta, come è condivisibile il disgusto che essa genera in buona
parte della popolazione. Ruolo di Rifondazione Comunista non può essere
quello di difendere il Sistema ma quello di catalizzare la domanda di
cambiamento verso un progetto di democrazia partecipata, pulizia
istituzionale, trasparenza e giustizia sociale. Se Rifondazione
Comunista non si renderà riferimento per tutti coloro che hanno perso la
pazienza e chiedono un radicale cambiamento si farà ancora più forte il
“partito dell'antipolitica” che, pur avanzando alcune posizioni
condivisibili, scinde pericolosamente la questione politica dalla
questione sociale ed economica, facendo fallire sul nascere la
possibilità del cambiamento.
L'insorgenza.
L'esasperazione
per la crisi economica e l'indebolimento del potere d'acquisto, per la
perdita del lavoro e l'assenza di una prospettiva di vita certa ha
generato nella società siciliana un'eccedenza insorgente rispetto gli
organi di Governo e le organizzazioni di opposizione. Fuori dai classici
schieramenti politici, esterno ai sindacati si è innescato un clima di
ribellione generalizzato allo stato di cose presente. Questo clima è
presente nella società siciliana ed è suicida sottovalutarlo od
ometterlo. Il Movimento dei Forconi, pur con le sue contraddizioni, le
gravissime infiltrazioni mafiose e del padronato colluso, nella sua
componente popolare ha rappresentato un piccolo assalto al cielo di chi,
in assenza di una palese proposta di cambiamento, ha delegato a se
stesso il compito di cambiare le cose. Allo stesso modo il Movimento 5
stelle, con le sue ambiguità e il suo verticismo, ha saputo
rappresentare la stessa esigenza. Laddove la sinistra politica e sociale
riesce a presentare un programma di cambiamento radicale, essa riesce a
coprire lo spazio politico di questa eccedenza insorgente capace di
diventare maggioranza nella società, come dimostrano le esperienze di
Palagonia, Barcellona Pozzo di Gotto e, seppur con notevoli differenze e
problematiche, Palermo. Rifondazione Comunista deve saper cogliere le
opportunità politiche della fase e deve essere artefice dell'alternativa
politica che questa eccedenza richiede. Rifondazione comunista deve
rendersi disponibile a contribuire alla vittoria del cambiamento
spezzando il cordone ombelicale da quelle forze politiche e sindacali di
Sistema che vengono oggi giustamente percepite come artefici del
disastro sociale e che rischiano di trascinare anche il nostro Partito
nell'alveo del “siete tutti uguali”.
4.Un quadro politico stravolto: la fine del bipolarismo siciliano.
La necessità di una sinistra unita e della rottura di qualsiasi
interlocuzione politica ed elettorale con il Partito Democratico.
La
Sicilia è laboratorio politico, lo è stata in tutte le stagioni. Il
quadro politico siciliano, in continua evoluzione, si presenta, a
seguito della vicenda Lombardo e Monti, stravolto e frammentato rispetto
ad appena 4 anni fa. Il bipolarismo è, nei fatti, scomparso e anche la
sua evocazione, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, non
ottiene entusiasmi né nel ceto politico né nell'elettorato. Nella
Sicilia post-berlusconiana il centrodestra non esiste più e, in un
quadro politico da prima repubblica, alle articolazioni politiche del
centro è stata destinata la delega al governo. Non è un caso che proprio
sull'occupazione di questo spazio politico si è aperta una battaglia
tra le forze che fino ad oggi hanno governato la regione: una rincorsa
al ricollocamento che coinvolge autorevoli esponenti di Mpa, Pdl, Udc,
Fli, Grande Sud, Mps e Pid. La nascita del cosiddetto Nuovo Polo per la
Sicilia, che vede al suo interno gli accaniti e tenaci sostenitori del
Governo Lombardo rappresenta l'esperimento più avanzato di costruzione
di una organizzazione politica di centro, il tentativo più becero di
riciclaggio di un gruppo dirigente fallimentare, un'opzione politica da
combattere e sconfiggere politicamente e socialmente per i gravi danni
che ha già causato alla Sicilia e per gli stretti contatti con ambienti
della criminalità organizzata.
La fine del centrosinistra, le elezioni regionali in Sicilia e l'unità della sinistra d'alternativa.
Il
centrosinistra siciliano non esiste più e la necessaria sinergia
politica ed elettorale tra le forze della sinistra e del cambiamento non
potrebbe più comprendere il Partito Democratico. La partecipazione del
Partito Democratico al Governo Lombardo, oltre a costituire un
gravissimo tradimento della volontà espressa dalle cittadine e dai
cittadini siciliani alle ultime elezioni regionali rappresenta un punto
di rottura insanabile rispetto alle battaglie per la giustizia sociale,
la tutela dell'ambiente, la difesa dei beni comuni e la lotta alla
mafia. Tuttavia l'appoggio del PD al Governo Lombardo e la coalizione
con forze di centro e di destra non rappresenta che la punta
dell'iceberg della precisa scelta politica del PD di disponibilità a
coalizioni con partiti del centro e della destra. Le elezioni
amministrative del maggio 2012 hanno visto il PD alleato con partiti di
centrodestra in 18 comuni superiori ai 10 mila abitanti su 31 che
andavano al voto. Rifondazione Comunista sancisce pertanto
l'impossibilità politica di costruire un'alleanza col Partito
Democratico in Sicilia e la sospensione di qualsiasi interlocuzione
politica ed elettorale con un partito che ha deciso di abbandonare da
tempo i valori costituenti della sinistra siciliana. E' questa la
necessaria premessa per affrontare le prossime elezioni regionali.
Le
dimissioni ufficialmente annunciate dal Presidente della Regione
Raffaele Lombardo, raggiunto da imputazione coatta per concorso esterno
in associazione mafiosa ed accusato di voto di scambio con l'aggravante
di aver favorito la mafia , rappresentano l'ultimo arrogante atto di un
Governo regionale che ha fatto dell'uso privatistico del potere il
paradigma della propria azione amministrativa, e che ora decide di
stabilire discrezionalmente la data delle elezioni.
Qualora
il Presidente della Regione mantenesse il proprio impegno – sarebbe un
evento rarissimo – e si dimettesse alla fine del mese di luglio, le
elezioni regionali verrebbero anticipate all'autunno 2012. Rifondazione
Comunista non è impreparata all'appuntamento elettorale e deve accettare
la sfida di costruire un'alternativa politica, economica e sociale per
la Sicilia nonostante i tempi ristretti che la precipitazione del quadro
politico consegnerebbe.
Lo scenario politico siciliano
risulta completamente stravolto rispetto alle ultime elezioni regionali
di appena 4 anni fa. Il centrodestra appare frammentato e dilaniato da
contrasti interni che ne hanno compromesso ad oggi l'unità. I contrasti
all'interno di un centrodestra mai così diviso in Sicilia, sono il
sintomo di una fase di ricollocazione dei poteri forti siciliani,
disorientati dalle esperienze di Governo Lombardo e Monti. Anche la
borghesia mafiosa pare non abbia scelto il proprio cavallo vincente. In
questo contesto è consistente la spinta centripeta del quadro politico.
Il
sostegno del Partito Democratico al Governo Lombardo e la disponibilità
del PD a comporre coalizioni con le forze di centro e di destra nelle
realtà locali, come detto rende impossibile per Rifondazione Comunista
in Sicilia proporre, sostenere o incentivare la creazione di un'alleanza
politico-elettorale con il Partito Democratico. È infatti impossibile,
chiunque fosse il candidato e qualsiasi fosse la coalizione, accettare
un'alleanza con chi ha sostenuto il Governo Lombardo, determina la
maggioranza del Governo Monti e sta contribuendo ad acuire la crisi
economica e sociale della Sicilia e del Paese. Il Partito Democratico
siciliano ha scelto, irrimediabilmente, da che parte stare: dalla parte
di Raffaele e Angelo Lombardo, inquisiti per mafia, dalla parte di chi
taglia ospedali, insegnanti di sostegno e servizi sociali, dalla parte
del Ministro Fornero che disintegra l'articolo 18, dalla parte di un
governo nazionale che crea volontariamente recessione, disoccupazione e
disagio sociale aumentando le tasse e cancellando diritti.
Per
questo il compito di Rifondazione Comunista è quello di costruire con
le forze sociali e politiche disponibili, a partire dagli altri soggetti
della Federazione della Sinistra, da Italia dei Valori e da Sinistra
Ecologia e Libertà con i quali si è avviato un percorso politico
vincente alle scorse elezioni amministrative, una coalizione di sinistra
plurale, aperta ad associazioni e movimenti e capace di coinvolgere i
protagonisti sociali delle tante resistenze nate in Sicilia. Una
coalizione che si ponga realmente l'obiettivo di cambiare la Sicilia e
che metta al centro del proprio programma la lotta alla mafia nella
società e nelle istituzioni, la difesa del lavoro, il reddito di
cittadinanza, la smilitarizzazione del nostro territorio, la difesa
dell'esito referendario ed i beni comuni, l'impegno per una sanità
pubblica efficiente,la tutela dell'ambiente, uno sviluppo
eco-sostenibile e l'impegno a sconfiggere degrado, poverta', lavoro nero
e disoccupazione.
Rifondazione Comunista deve pertanto
aprire da subito un confronto ampio con tutti i soggetti che intendono
mettere in campo una proposta politica di rottura rispetto al Governo
Lombardo e ai partiti che lo hanno sostenuto.
Queste elezioni
regionali rappresenteranno infatti un'occasione per lanciare una sfida
che vada oltre la semplice tornata elettorale.
La drammatica crisi
economica e sociale che vive la Sicilia ci impone infatti di avanzare
una proposta che rappresenti una vera alternativa elettorale ma che
rimanga viva nella società anche dopo il voto. Rifondazione Comunista
lancia pertanto la proposta di creazione di un forum siciliano dei beni
comuni, del lavoro, dei diritti e dell'antimafia che, autonomo dalle
scadenze elettorali, unisca la sinistra e le soggettività che si battono
per il cambiamento. Un fronte della sinistra che sappia essere sempre
antagonista del regime politico mafioso e padronale che da decenni
mortifica la nostra terra, in prima linea nel conflitto ed in grado di
elaborare proposte concrete che possano garantire un reale cambiamento .
È necessario pertanto, indipendentemente da antidemocratici sbarramenti
elettorali, costruire un progetto politico credibile che in alternativa
a centro, destra e Partito Democratico, possa ambire a unire la
sinistra e rappresentare una vera speranza per la Sicilia.
5. Rifondazione Comunista per la Sicilia.
Nonostante
l'uscita dal parlamento nazionale e l'assenza di rappresentanti
all'Assemblea Regionale Siciliana Rifondazione Comunista continua a
essere il propulsore principale della sinistra d'alternativa in Sicilia
come testimonia il ruolo del Partito nelle principali battaglie in
difesa del lavoro, dell'ambiente e dei beni comuni. Il generoso impegno
di centinaia di militanti ha permesso a Rifondazione Comunista di essere
in prima linea in molte realtà di lotta e conflitto così come ha fatto
conseguire al Partito lusinghieri risultati elettorali dopo il tracollo
subito a seguito della partecipazione all'ultimo Governo Prodi,
all'esperienza della Sinistra l'Arcobaleno, alla scissione successiva al
Congresso di Chianciano. È tuttavia necessario rafforzare e reinventare
la presenza del Partito in molte zone della Sicilia dove Rifondazione
Comunista è assente o vive una situazione di grave crisi. Per questo la
sfida del gruppo dirigente regionale non dovrà essere solo quella di
gestire l'esistente ma di investire energie e competenze per il
radicamento del Partito, omogeneamente, in tutto il territorio siciliano
e per il rafforzamento del gruppo dirigente locale nelle zone dove
Rifondazione Comunista è in maggiore difficoltà.
La centralità dei territori e delle Federazioni provinciali.
Per
fare ciò non va solo evocata ma va praticata un'azione politica
sinergica con i territori che veda il gruppo dirigente regionale come
primus inter pares in tutte le scelte che riguardano le Province
siciliane e l'attività politica delle federazioni. Parimenti vi è la
necessità di instaurare un rapporto biunivoco tra federazioni
provinciali e federazione regionale del Partito attraverso il quale si
inneschi una sinergia contaminante tra pratiche politiche e analisi al
fine di raggiungere una linea politica regionale il più possibile
condivisa e unitaria. Per raggiungere questo fine è necessario mettere
in campo delle formule organizzative efficaci. Per questo i segretari di
Federazione dovranno essere membri di diritto del Comitato Politico
Regionale e invitati permanenti, qualora non ne fossero componenti,
della Segreteria Regionale del Partito.
Un rinnovamento nelle modalità gestionali del Partito.
La
presenza di aree politico-culturali all'interno del Partito, che
incarnano una molteplicità di posizioni politiche, rappresenta un
importante valore aggiunto alla capacità di analisi dell'intera comunità
politica che contribuisce alla crescita complessiva dell'organizzazione
e che sconfigge la tendenza scissionista della sinistra d'alternativa.
Cosa diversa e nociva al Partito, alla sua capacità attrattiva, alla sua
democrazia interna e ad una sana gestione della comunità politica è il
correntismo. Rifondazione Comunista, specialmente in Sicilia, ha
affidato ai capi corrente (troppo simili a capi bastone), spesso
legittimati esclusivamente da un rapporto fideistico con i vertici
nazionali del Partito, il compito di organizzare la democrazia interna
al Partito e di ricoprire ruoli dirigenti. Allo stesso modo si sono
eretti a capi corrente compagne e compagni fortemente legittimati dai
propri territori ma che, nonostante un consenso dal basso, hanno
consolidato pratiche identiche. In questo scenario gli scontri interni
si sono radicalizzati, il gruppo dirigente si è ingessato e sempre meno
spazi sono stati aperti a compagne e compagni che hanno dimostrato di
avere alte capacità dirigenziali. Non si tratta oggi di sminuire il
generoso e prezioso contributo che autorevoli compagne e compagni hanno
apportato al Partito siciliano ma di compiere un'autentica autocritica e
di accettare la sfida, rivolta all'intera comunità politica siciliana
di Rifondazione Comunista, di creare nuove prassi gestionali e
decisionali al fine di interrompere la guerra tra bande che ha
rappresentato un freno alle enormi energie che il Partito avrebbe potuto
esprimere in Sicilia. È necessario dunque, al fine di praticare una
reale autoriforma del Partito, assumere due impegni precisi che possano
diventare prassi nella gestione del Partito. In primo luogo occorre
spostare la discussione sulla composizione dei gruppi dirigenti dalle
trattative private tra le aree e le correnti alle sedi democratiche
stabilite dallo Statuto: congressi, comitati politici regionali e
federali. Quote di aree e nomi oggi vengono stabiliti in separata sede,
riducendo gli organismi preposti a sterili assisi ratificanti,
incentivando una becera logica di “vizi privati e pubbliche virtù”, per
la quale le discussioni più crude ma allo stesso tempo più importanti
vengono svolte da pochi in separata sede. In secondo luogo occorre
applicare meccanismi di verifica costante della legittimazione
democratica del gruppo dirigente, tanto su base locale quanto regionale.
Solo investendo i comitati politici federali e il comitato politico
regionale della possibilità di valutare l'operato del gruppo dirigente,
sia complessivo che dei singoli componenti, sarà possibile apportare
migliorie gestionali al partito, salvaguardare la democrazia interna e
impedire che si coprano incarichi senza una legittimazione democratica
regionale e della propria federazione. È infine necessario, al fine di
produrre un vero cambiamento nella gestione del Partito, che si investa
su un reale rinnovamento del gruppo dirigente che valorizzi non solo le
giovani generazioni di compagne e compagni ma anche tutti coloro che non
sono stati mai chiamati a ricoprire ruoli dirigenti regionali pur
avendo acquisito capacità e competenze.
Pierpaolo Montalto – Segretario Provinciale PRC Catania, CPN Rifondazione Comunista
Valerio Marletta – Segreteria Provinciale PRC Catania, Sindaco di Palagonia
Matteo Iannitti – Segreteria Provinciale PRC Catania, Coord. Prov. GC, Esecutivo Naz. GC
Salvo Scuderi – Segreteria Prov. PRC Catania
Dario Marletta – Coordinamento Nazionale GC
Fausta Lamonica – CPF PRC Catania, Segretaria Circolo Tien An Men
Salvo Grasso – CPF PRC Catania, Presidente Consiglio Comunale Palagonia
Giovanni Scirè – Segreteria Prov. PRC Catania, Segretario PRC Militello
Gigi Cascone – Segreteria Prov. PRC Catania, Segretario PRC Caltagirone
Giuseppe Trovato – CPF PRC Catania, Segretario PRC Acireale
Giuseppe Grasso – Consigliere Comunale PRC Santa Venerina
Guido Rizzo – CPF PRC Catania, Segretario PRC Scordia
Andrea Alba – Segreteria Prov. PRC Catania
Mariano Cardili – CPF PRC Catania
Alessia Piccione – CPR PRC Sicilia
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