lunedì 9 luglio 2012

La Sicilia che si ribella. Il documento alternativo al Congresso Regionale di Rifondazione Comunista Sicilia

La Sicilia che si ribella.
Votato dal 20% dei delegati al Congresso Regionale di Rifondazione Comunista Sicilia. 

“la sorti nun è ostia
 nun è grazia di santi
si conquista cu la forza
nta li chiazzi e si va avanti”
Rosa Balistreri

“Noi ci dobbiamo ribellare. Prima che sia troppo tardi!
Prima di abituarci alle loro facce! Prima di non accorgerci più di niente!” 
Peppino Impastato


La crisi economica internazionale colpisce, con più forza che nel resto d'Italia, le cittadine e i cittadini siciliani. Una crisi che investe non solo redditi e occupazione ma le intere esistenze di centinaia di migliaia di persone. Gli ultimi dati pubblicati dalla Banca d'Italia e dalla Corte dei Conti ci parlano di una Sicilia arretrata e in continuo arretramento per ciò che concerne l'occupazione, il reddito, il potere d'acquisto dei cittadini, il livello d'istruzione, la fiducia nel futuro.

I tassi di disoccupazione, di disoccupazione giovanile, di inoccupazione femminile, di lavoro nero risultano raddoppiati rispetto alla media nazionale e vedono la Sicilia spesso fanalino di coda nelle classifiche nazionali. La progressiva de-industrializzazione del territorio siciliano, emblematicamente rappresentata dalla chiusura del polo industriale di Termini Imerese, i tagli al settore pubblico, a partire dalla scuola, lo smantellamento del settore agricolo, i tassi di emigrazione in continua crescita delineano l'esito nefasto di errate politiche per lo sviluppo e al contempo ci consegnano una situazione sociale ed economica che appare irreversibilmente votata al disastro.

Ad aggravare la crisi contribuiscono una presenza mafiosa rafforzata e un ceto politico corrotto impegnati, negli ultimi mesi, ad arraffare quelle poche risorse che dovrebbero servire a migliorare le condizioni di vita dei siciliani.

Dentro questa crisi si intrecciano le vite delle persone, ridotte a una precarietà esistenziale e a una disperazione che non raramente sfocia nella volontà di mettere fine alla propria vita. È questa disperazione, la convinzione dell'inesistenza di una via d'uscita che oggi abbiamo il compito di trasformare in ribellione e proposta politica per un radicale cambiamento. La sfida dell'oggi non può limitarsi infatti alla conquista di uno striminzito spazio di rappresentanza istituzionale, seppur importante, occorre lanciare il cuore oltre l'ostacolo e resuscitare l'ambizione, come è successo a Palermo e Palagonia, di determinare il cambiamento. È questa la sfida del Partito della Rifondazione Comunista in Sicilia: essere strumento di trasformazione per tutte le donne e tutti gli uomini che esigono un futuro migliore.


1. La Sicilia che si ribella alla mafia.

Antimafia sociale e borghesia mafiosa.
La mafia va sconfitta dalla gente, non può bastare né la polizia né la magistratura. Compito della politica e delle Istituzioni è creare le condizioni per generare il cambiamento e rompere le catene dell'oppressione mafiosa. Per tale ragione è necessario  praticare una critica sociale della mafia e del contesto sul quale agisce, occorre perpetuare un'antimafia sociale capace di intrecciare legalità e giustizia sociale, rivendicazioni di diritti e reddito, nella consapevolezza che solo uno stato sociale dignitoso può consegnare ai singoli la capacità di non sottomettersi alla criminalità organizzata. Spaccio di droga, traffico di armi, estorsioni e rapine rappresentano ancora se non i maggiori canali di finanziamento della mafia, sicuramente le azioni maggiormente percepibili. È tuttavia nel riciclaggio degli introiti delle attività illecite che la mafia perde la propria visibilità. Attività commerciali, titoli di borsa, quote di imprese costituiscono un universo quasi impercettibile di presenza criminale difficile da vedere e da denunciare. È quando la mafia indossa la giacca e la cravatta dei primari o degli imprenditori che diventa più subdola e pericolosa. È su questo aspetto dell'antimafia, nella denuncia netta della “borghesia mafiosa” dei cosiddetti colletti bianchi che occorre che il Partito investa in termini di analisi e denuncia sociale al fine di escludere il rischio di una deriva dell'antimafia
 legalitaria che impedisca una visione d'insieme del fenomeno criminale e che assolva i vertici reali dell'organizzazione mafiosa.

Mafia e politica.
“Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d'accordo.” Paolo Borsellino 

L'inchiesta della magistratura “Iblis” ha confermato le denunce sui rapporti tra autorevoli esponenti politici del centro e della destra con la criminalità organizzata, ha portato all'arresto di personaggi di spicco del ceto politico siciliano e ha portato il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, a processo per concorso esterno in associazione mafiosa e per voto di scambio con l'aggravante mafiosa. Tuttavia il valore maggiore dell'inchiesta Iblis è aver palesato un intreccio costituente tra una parte del ceto politico siciliano e Cosa Nostra. La mafia si fa politica e Istituzione, occupa determinanti posti di potere e rompe il meccanismo della delega fiduciaria assumendo essa stessa, tramite diretti associati, il controllo delle risorse e di spazi di Governo. In questo quadro Raffaele Lombardo non costituisce la punta dell'iceberg ma un ulteriore esempio di connivenza e convenienza politica nel rapporto con Cosa Nostra. Risultano infatti più gravi e pericolosi i casi, non rari alle ultime elezioni amministrative, nei quali la mafia si fa partito, acquisisce direttamente consensi e detta la linea amministrativa. Il frazionamento esasperato del centro e della destra siciliana è sintomo e non causa di una volontà esplicita della criminalità organizzata di gestire, autonomamente, la competizione politica: presentando candidature, costituendo liste  o disinteressandosi dalla tornata elettorale.
Occorre per tali ragioni concepire non solo l'impegno politico ma anche le scelte elettorali come strumenti di attacco al potere mafioso: non è più il tempo dell'antimafia non schierata o bipartisan.
Mai come adesso occorre farsi carico della costruzione di una sinistra indisponibile al sostegno, tanto nei singoli comuni quanto regionalmente, di quelle formazioni o coalizioni nelle quali trovano spazio gli interessi della criminalità organizzata.

2.Istruzione, lavoro e futuro. Per il reddito di cittadinanza.

La crisi ha aggravato le già precarie condizioni economiche e sociali della Sicilia. A una disoccupazione giovanile dilagante corrisponde una tendenza all'emigrazione in continuo aumento. Ai tagli a scuole e università corrisponde un aumento esponenziale della dispersione scolastica, dell'analfabetismo e il tasso più basso di laureati per numero di abitanti. La progressiva de-industrializzazione della regione sta compromettendo qualsiasi ipotesi di futura crescita. La chiusura della Fiat di Termini Imerese, i licenziamenti nei petrolchimici di Priolo e Gela, nei cantieri navali, all'Italcementi e le gravi difficoltà economiche di molte piccole-medie imprese ci parlano non solo della difficoltà di creare nuovi posti di lavoro ma anche del problema di conservare e qualificare quelli esistenti. L'agricoltura siciliana, nonostante il grande potenziale, è al collasso e se da un lato le normative europee e l'apertura del mercato devastano la competitività delle imprese siciliane dall'altro migliaia di braccianti agricoli, vittime sia di scellerate politiche nazionali e regionali sia dei nuovi caporali organizzati in cooperative senza terra e magazzini,   non riescono più a lavorare e ad ottenere le indennità dovute dall'INPS. L'abbassamento del potere d'acquisto, frutto della crisi, colpisce anche il commercio. La proliferazione di centri commerciali, spesso costruiti tramite concessioni edilizie frutto di corruzione e clientele politiche con i soldi riciclati della mafia, ha distrutto le micro-economie locali e creato un esercito di giovani precari costretti a lavorare per turni infiniti a non più di 700 euro al mese. Unico superstite è il settore turistico che tuttavia, per far fronte alla competizione nazionale e internazionale, produce spesso un'occupazione sottopagata e dequalificata. Unica opportunità per migliaia di cittadini siciliani diventa quindi il lavoro nero e sottopagato, offerto da insospettabili aziende o dalla criminalità organizzata. In questo contesto aumenta la tendenza ad un'emigrazione interclassista che vede scappare dalla Sicilia giovani e meno giovani di tutte le classi sociali, svuotando la regione di tutte le sue potenzialità, le sue eccellenze e intelligenze. Inquietante è infine il crescente numero di persone che smette di cercare un'occupazione e di giovani che abbandonano gli studi pur non entrando nel mercato del lavoro. Qualsiasi progetto di cambiamento della Sicilia non può che passare attraverso l'investimento nell'istruzione, la lotta alla dispersione scolastica, la tutela dei posti di lavoro esistenti e l'elaborazione di politiche volte alla crescita delle opportunità di lavoro. È per tale ragione fondamentale intrecciare la lotta per la difesa dei posti di lavoro e dei diritti acquisiti con la rivendicazione del diritto a un lavoro dignitoso e garantito per chi non ha mai lavorato o ha sperimentato solo precarietà e lavoro nero, come è assolutamente necessario conciliare il bisogno di occupazione con la tutela dell'ambiente per uno sviluppo sostenibile e per la riconversione eco-sostenibile di parte dell'economia siciliana. Tuttavia la crisi economica attanaglia le cittadine e i cittadini siciliani qui ed ora. Nessuna proposta politica, seppur corretta nella sua implementazione del medio-lungo periodo può tuttavia nell'immediato dare ossigeno a chi non arriva neanche alla terza settimana del mese. Rifondazione Comunista lancia, per tale ragione, la proposta di creare un reddito di cittadinanza per i cittadini siciliani che possa, qui ed ora, contribuire a fare uscire dal dramma della mancanza di reddito centinaia di migliaia di persone e possa rilanciare l'economia regionale aumentando il potere d'acquisto.

3. La sconfitta della politica e l'insorgenza siciliana.

Una classe politica da mandare a casa (se non va in carcere).
“Abbiamo oggi una mafia più civile e una società più mafiosa. Una mafia sempre più in giacca e cravatta e una società che cambiandosi abito troppe volte al giorno sceglie il travestimento. Insomma, abbiamo interi pezzi di società che hanno ormai introiettato i modelli comportamentali dei mafiosi. E lo si vede in tutti i campi.” Antonio Ingroia

Non sono più calcolabili gli esponenti politici siciliani raggiunti da indagini della magistratura o condannati. 27 su 90, trasversalmente tra centrodestra e PD, sono i deputati regionali indagati a vario titolo; centinaia sono gli esponenti politici siciliani raggiunti da indagini per corruzione, abuso d'ufficio, relazioni con la mafia. L'apparato pubblico viene gestito privatisticamente e risorse consistenti vengono erogate al solo fine di mantenere le clientele. Ciò pervade l'intera società e diventa sistema. Ospedali, enti di formazione professionale, società partecipate e ruoli dirigenziali vengono gestiti discrezionalmente dai partiti al Governo, tramite rapporti fideistici e di convenienza elettorale che nulla hanno a che vedere con merito e trasparenza. Nel frattempo CAF ed enti pubblici diventano catalizzatori di voti per questo o quel politico, demolendo la libertà di scelta elettorale e scatenando un meccanismo di micro-clientele che tiene saldo il consenso elettorale di chi gestisce il potere e svilisce la democrazia trasformando diritti elementari in favori che qualcuno, discrezionalmente, concede. Non si tratta di mafia ma di contaminazione con la mentalità mafiosa: istituzioni, parlamentari, consiglieri comunali, consiglieri di municipalità si fanno “potere parallelo” e gestiscono come “cosa loro” la cosa pubblica. In questo contesto è innegabile le vergognosa decadenza della politica più visibile e conosciuta, come è condivisibile il disgusto che essa genera in buona parte della popolazione. Ruolo di Rifondazione Comunista non può essere quello di difendere il Sistema ma quello di catalizzare la domanda di cambiamento verso un progetto di democrazia partecipata, pulizia istituzionale, trasparenza e giustizia sociale. Se Rifondazione Comunista non si renderà riferimento per tutti coloro che hanno perso la pazienza e chiedono un radicale cambiamento si farà ancora più forte il “partito dell'antipolitica” che, pur avanzando alcune posizioni condivisibili, scinde pericolosamente la questione politica dalla questione sociale ed economica, facendo fallire sul nascere la possibilità del cambiamento.

L'insorgenza.
L'esasperazione per la crisi economica e l'indebolimento del potere d'acquisto, per la perdita del lavoro e l'assenza di una prospettiva di vita certa ha generato nella società siciliana un'eccedenza insorgente rispetto gli organi di Governo e le organizzazioni di opposizione. Fuori dai classici schieramenti politici, esterno ai sindacati si è innescato un clima di ribellione generalizzato allo stato di cose presente. Questo clima è presente nella società siciliana ed è suicida sottovalutarlo od ometterlo. Il Movimento dei Forconi, pur con le sue contraddizioni, le gravissime infiltrazioni mafiose e del padronato colluso, nella sua componente popolare ha rappresentato un piccolo assalto al cielo di chi, in assenza di una palese proposta di cambiamento, ha delegato a se stesso il compito di cambiare le cose. Allo stesso modo il Movimento 5 stelle, con le sue ambiguità e il suo verticismo, ha saputo rappresentare la stessa esigenza. Laddove la sinistra politica e sociale riesce a presentare un programma di cambiamento radicale, essa riesce a coprire lo spazio politico di questa eccedenza insorgente capace di diventare maggioranza nella società, come dimostrano le esperienze di Palagonia, Barcellona Pozzo di Gotto e, seppur con notevoli differenze e problematiche, Palermo. Rifondazione Comunista deve saper cogliere le opportunità politiche della fase e deve essere artefice dell'alternativa politica che questa eccedenza richiede. Rifondazione comunista deve rendersi disponibile a contribuire alla vittoria del cambiamento spezzando il cordone ombelicale da quelle forze politiche e sindacali di Sistema che vengono oggi giustamente percepite come artefici del disastro sociale e che rischiano di trascinare anche il nostro Partito nell'alveo del “siete tutti uguali”.

4.Un quadro politico stravolto: la fine del bipolarismo siciliano.
   La necessità di una sinistra unita e della rottura di qualsiasi interlocuzione   politica ed elettorale con il Partito Democratico.

La Sicilia è laboratorio politico, lo è stata in tutte le stagioni. Il quadro politico siciliano, in continua evoluzione, si presenta, a seguito della vicenda Lombardo e Monti, stravolto e frammentato rispetto ad appena 4 anni fa. Il bipolarismo è, nei fatti, scomparso e anche la sua evocazione, tanto nel centrodestra quanto nel centrosinistra, non ottiene entusiasmi né nel ceto politico né nell'elettorato. Nella Sicilia post-berlusconiana il centrodestra non esiste più e, in un quadro politico da prima repubblica, alle articolazioni politiche del centro è stata destinata la delega al governo. Non è un caso che proprio sull'occupazione di questo spazio politico si è aperta una battaglia tra le forze che fino ad oggi hanno governato la regione: una rincorsa al ricollocamento che coinvolge autorevoli esponenti di Mpa, Pdl, Udc, Fli, Grande Sud, Mps e Pid. La nascita del cosiddetto Nuovo Polo per la Sicilia, che vede al suo interno gli accaniti e tenaci sostenitori del Governo Lombardo rappresenta  l'esperimento più avanzato di costruzione di una organizzazione politica di centro, il tentativo più becero di riciclaggio di un gruppo dirigente fallimentare, un'opzione politica da combattere e sconfiggere politicamente e socialmente per i gravi danni che ha già causato alla Sicilia e per gli stretti contatti con ambienti della criminalità organizzata.

La fine del centrosinistra, le elezioni regionali in Sicilia e l'unità della sinistra d'alternativa.
Il centrosinistra siciliano non esiste più e la necessaria sinergia politica ed elettorale tra le forze della sinistra e del cambiamento non potrebbe più comprendere il Partito Democratico. La partecipazione del Partito Democratico al Governo Lombardo, oltre a costituire un gravissimo tradimento della volontà espressa dalle cittadine e dai cittadini siciliani alle ultime elezioni regionali rappresenta un punto di rottura insanabile rispetto alle battaglie per la giustizia sociale, la tutela dell'ambiente, la difesa dei beni comuni e la lotta alla mafia. Tuttavia l'appoggio del PD al Governo Lombardo e la coalizione con forze di centro e di destra non rappresenta che la punta dell'iceberg della precisa scelta politica del PD di disponibilità a coalizioni con partiti del centro e della destra. Le elezioni amministrative del maggio 2012 hanno visto il PD alleato con partiti di centrodestra in 18 comuni superiori ai 10 mila abitanti su 31 che andavano al voto. Rifondazione Comunista sancisce pertanto  l'impossibilità politica di costruire un'alleanza col Partito Democratico in Sicilia e la sospensione di qualsiasi interlocuzione politica ed elettorale con un partito che ha deciso di abbandonare da tempo i valori costituenti della sinistra siciliana. E' questa la necessaria premessa per affrontare le prossime elezioni regionali.

Le dimissioni ufficialmente annunciate dal Presidente della Regione Raffaele Lombardo, raggiunto da imputazione coatta  per concorso esterno in associazione mafiosa ed accusato di voto di scambio con l'aggravante di aver favorito la mafia , rappresentano l'ultimo arrogante atto di un Governo regionale che ha fatto dell'uso privatistico del potere il paradigma della propria azione amministrativa, e che ora decide di stabilire discrezionalmente la data delle elezioni.

Qualora il Presidente della Regione mantenesse il proprio impegno – sarebbe un evento rarissimo – e si dimettesse alla fine del mese di luglio, le elezioni regionali verrebbero anticipate all'autunno 2012. Rifondazione Comunista non è impreparata all'appuntamento elettorale e deve accettare la sfida di costruire un'alternativa politica, economica e sociale per la Sicilia nonostante i tempi ristretti che la precipitazione del quadro politico consegnerebbe.

Lo scenario politico siciliano risulta completamente stravolto rispetto alle ultime elezioni regionali di appena 4 anni fa. Il centrodestra appare frammentato e dilaniato da contrasti interni che ne hanno compromesso ad oggi l'unità. I contrasti all'interno di un centrodestra mai così diviso in Sicilia, sono il  sintomo di una fase di ricollocazione dei poteri forti siciliani, disorientati dalle esperienze di Governo Lombardo e Monti. Anche la borghesia mafiosa pare non abbia scelto il proprio cavallo vincente. In questo contesto è consistente la spinta centripeta del quadro politico.

Il sostegno del Partito Democratico al Governo Lombardo e la disponibilità del PD a comporre coalizioni con le forze di centro e di destra nelle realtà locali, come detto rende impossibile per Rifondazione Comunista in Sicilia proporre, sostenere o incentivare la creazione di un'alleanza politico-elettorale con il Partito Democratico. È infatti impossibile, chiunque fosse il candidato e qualsiasi fosse la coalizione, accettare un'alleanza con chi ha sostenuto il Governo Lombardo, determina la maggioranza del Governo Monti e sta contribuendo ad acuire la crisi economica e sociale della Sicilia e del Paese. Il Partito Democratico siciliano ha scelto, irrimediabilmente, da che parte stare: dalla parte di Raffaele e Angelo Lombardo, inquisiti per mafia, dalla parte di chi taglia ospedali, insegnanti di sostegno e servizi sociali, dalla parte del Ministro Fornero che disintegra l'articolo 18, dalla parte di un governo nazionale che crea volontariamente recessione, disoccupazione e disagio sociale aumentando le tasse e cancellando diritti.

Per questo il compito di Rifondazione Comunista è quello di costruire con le forze sociali e politiche disponibili, a partire dagli altri soggetti della Federazione della Sinistra, da Italia dei Valori e da Sinistra Ecologia e Libertà con i quali si è avviato un percorso politico vincente alle scorse elezioni amministrative, una coalizione di sinistra plurale, aperta ad associazioni e movimenti e capace di coinvolgere i protagonisti sociali delle tante resistenze nate in Sicilia. Una coalizione che si ponga realmente l'obiettivo di cambiare la Sicilia e che metta al centro del proprio programma la lotta alla mafia nella società e nelle istituzioni, la difesa del lavoro, il  reddito di cittadinanza, la smilitarizzazione del nostro territorio, la difesa dell'esito referendario ed i beni comuni, l'impegno   per una sanità pubblica efficiente,la tutela dell'ambiente, uno sviluppo eco-sostenibile e l'impegno a sconfiggere degrado, poverta', lavoro nero e disoccupazione.

Rifondazione Comunista deve pertanto aprire da subito un confronto ampio con tutti i soggetti che intendono mettere in campo una proposta politica di rottura rispetto al Governo Lombardo e ai partiti che lo hanno sostenuto.
Queste elezioni regionali rappresenteranno infatti un'occasione per lanciare una sfida che vada oltre la semplice tornata elettorale.
La drammatica crisi economica e sociale che vive la Sicilia ci impone infatti di avanzare una proposta che rappresenti una vera alternativa elettorale ma che rimanga viva nella società anche dopo il voto.  Rifondazione Comunista lancia pertanto la proposta di creazione di un forum siciliano dei beni comuni, del lavoro, dei diritti e dell'antimafia che, autonomo dalle scadenze elettorali, unisca la sinistra e le soggettività che si battono per il cambiamento. Un fronte della sinistra che sappia essere sempre antagonista del regime politico mafioso e padronale che da decenni mortifica la nostra terra, in prima linea nel conflitto ed in grado di elaborare proposte concrete che possano garantire un reale cambiamento . È necessario pertanto, indipendentemente da antidemocratici sbarramenti elettorali, costruire un progetto politico credibile che in alternativa a centro, destra e Partito Democratico, possa ambire a unire la sinistra e rappresentare una vera speranza per la Sicilia.

5. Rifondazione Comunista per la Sicilia.

Nonostante l'uscita dal parlamento nazionale e l'assenza di rappresentanti all'Assemblea Regionale Siciliana Rifondazione Comunista continua a essere il propulsore principale della sinistra d'alternativa in Sicilia come testimonia il ruolo del Partito nelle principali battaglie in difesa del lavoro, dell'ambiente e dei beni comuni. Il generoso impegno di centinaia di militanti ha permesso a Rifondazione Comunista di essere in prima linea in molte realtà di lotta e conflitto così come ha fatto conseguire al Partito lusinghieri risultati elettorali dopo il tracollo subito a seguito della partecipazione all'ultimo Governo Prodi, all'esperienza della Sinistra l'Arcobaleno, alla scissione successiva al Congresso di Chianciano. È tuttavia necessario rafforzare e reinventare la presenza del Partito in molte zone della Sicilia dove Rifondazione Comunista è assente o vive una situazione di grave crisi. Per questo la sfida del gruppo dirigente regionale non dovrà essere solo quella di gestire l'esistente ma di investire energie e competenze per il radicamento del Partito, omogeneamente, in tutto il territorio siciliano e per il rafforzamento del gruppo dirigente locale nelle zone dove Rifondazione Comunista è in maggiore difficoltà.

La centralità dei territori e delle Federazioni provinciali.
Per fare ciò non va solo evocata ma va praticata un'azione politica sinergica con i territori che veda il gruppo dirigente regionale come primus inter pares in tutte le scelte che riguardano le Province siciliane e l'attività politica delle federazioni. Parimenti vi è la necessità di instaurare un rapporto biunivoco tra federazioni provinciali e federazione regionale del Partito attraverso il quale si inneschi una sinergia contaminante tra pratiche politiche e analisi al fine di raggiungere una linea politica regionale il più possibile condivisa e unitaria. Per raggiungere questo fine è necessario mettere in campo delle formule organizzative efficaci. Per questo i segretari di Federazione dovranno essere membri di diritto del Comitato Politico Regionale e invitati permanenti, qualora non ne fossero componenti, della Segreteria Regionale del Partito.

Un rinnovamento nelle modalità gestionali del Partito.
La presenza di aree politico-culturali all'interno del Partito, che incarnano una molteplicità di posizioni politiche, rappresenta un importante valore aggiunto alla capacità di analisi dell'intera comunità politica che contribuisce alla crescita complessiva dell'organizzazione e che sconfigge la tendenza scissionista della sinistra d'alternativa. Cosa diversa e nociva al Partito, alla sua capacità attrattiva, alla sua democrazia interna e ad una sana gestione della comunità politica è il correntismo. Rifondazione Comunista, specialmente in Sicilia, ha affidato ai capi corrente (troppo simili a capi bastone), spesso legittimati esclusivamente da un rapporto fideistico con i vertici nazionali del Partito, il compito di organizzare la democrazia interna al Partito e di ricoprire ruoli dirigenti. Allo stesso modo si sono eretti a capi corrente compagne e compagni fortemente legittimati dai propri territori ma che, nonostante un consenso dal basso, hanno consolidato pratiche identiche. In questo scenario gli scontri interni si sono radicalizzati, il gruppo dirigente si è ingessato e sempre meno spazi sono stati aperti a compagne e compagni che hanno dimostrato di avere alte capacità dirigenziali. Non si tratta oggi di sminuire il generoso e prezioso contributo che autorevoli compagne e compagni hanno apportato al Partito siciliano ma di compiere un'autentica autocritica e di accettare la sfida, rivolta all'intera comunità politica siciliana di Rifondazione Comunista, di creare nuove prassi gestionali e decisionali al fine di interrompere la guerra tra bande che ha rappresentato un freno alle enormi energie che il Partito avrebbe potuto esprimere in Sicilia.  È necessario dunque, al fine di praticare una reale autoriforma del Partito, assumere due impegni precisi che possano diventare prassi nella gestione del Partito. In primo luogo occorre spostare la discussione sulla composizione dei gruppi dirigenti dalle trattative private tra le aree e le correnti alle sedi democratiche stabilite dallo Statuto: congressi, comitati politici regionali e federali. Quote di aree e nomi oggi vengono stabiliti in separata sede, riducendo gli organismi preposti a sterili assisi ratificanti, incentivando una becera logica di “vizi privati e pubbliche virtù”, per la quale le discussioni più crude ma allo stesso tempo più importanti vengono svolte da pochi in separata sede. In secondo luogo occorre applicare meccanismi di verifica costante della legittimazione democratica del gruppo dirigente, tanto su base locale quanto regionale. Solo investendo i comitati politici federali e il comitato politico regionale della possibilità di valutare l'operato del gruppo dirigente, sia complessivo che dei singoli componenti, sarà possibile apportare migliorie gestionali al partito, salvaguardare la democrazia interna e impedire che si coprano incarichi senza una legittimazione democratica regionale e della propria federazione. È infine necessario, al fine di produrre un vero cambiamento nella gestione del Partito, che si investa su un reale rinnovamento del gruppo dirigente che valorizzi non solo le giovani generazioni di compagne e compagni ma anche tutti coloro che non sono stati mai chiamati a ricoprire ruoli dirigenti regionali pur avendo acquisito capacità e competenze.

Pierpaolo Montalto – Segretario Provinciale PRC Catania, CPN Rifondazione Comunista
Valerio Marletta – Segreteria Provinciale PRC Catania, Sindaco di Palagonia
Matteo Iannitti – Segreteria Provinciale PRC Catania, Coord. Prov. GC, Esecutivo Naz. GC
Salvo Scuderi – Segreteria Prov. PRC Catania
Dario Marletta – Coordinamento Nazionale GC
Fausta Lamonica – CPF PRC Catania, Segretaria Circolo Tien An Men
Salvo Grasso – CPF PRC Catania, Presidente Consiglio Comunale Palagonia
Giovanni Scirè – Segreteria Prov. PRC Catania, Segretario PRC Militello
Gigi Cascone – Segreteria Prov. PRC Catania, Segretario PRC Caltagirone
Giuseppe Trovato – CPF PRC Catania, Segretario PRC Acireale
Giuseppe Grasso – Consigliere Comunale PRC Santa Venerina
Guido Rizzo – CPF PRC Catania, Segretario PRC Scordia
Andrea Alba – Segreteria Prov. PRC Catania
Mariano Cardili – CPF PRC Catania
Alessia Piccione – CPR PRC Sicilia

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