domenica 6 marzo 2011

Il Rettore cancella Lingue e crea una nuova facoltà per decreto. Violando, appena gli conviene, la Riforma.

Sembra un paradosso. Mentre tutte le Facoltà dell'Ateneo di Catania discutono di come chiudere e reinventarsi sotto forma di Dipartimenti, così come prevede la Riforma Gelmini, il Rettore fa nascere una nuova facoltà e ne fa scomparire un'altra. Parliamo della tanto turbolenta vicenda della facoltà di Lingue e Letterature straniere. Una facoltà unica nel meridione che nella primavera dell'anno scorso è stata messa in discussione da un Rettore entusiasta del poterla regalare al Consorzio Universitario di Ragusa, ad oggi subordinato all'Ateneo di Catania.

Facciamo un passo indietro. Il Rettore nel maggio 2010 convoca il preside della Facoltà di Lingue, prof. Nunzio Famoso ed il past-preside, prof. Antonio Pioletti. Li convoca a casa sua e di fronte a un caffè ed a un cornetto comunica che la facoltà di lingue dovrà chiudere. Assemblee di facoltà, l'occupazione, per due settimane, del Monastero dei Benedettini, cortei e invasioni del Rettorato saranno la risposta di studenti e docenti alla scelta del magnifico Tony Recca.

Nonostante la mobilitazione, il 14 giugno 2010 il Senato Accademico scrive il verdetto: dall'anno accademico 2011/2012 la facoltà di Lingue si sposterà a Ragusa ed i corsi di Lingue a Catania si annetteranno alla facoltà di Lettere e Filosofia.

Ma, come sappiamo, nel dicembre 2010 viene approvata la Riforma che prevede la scomparsa, entro sei mesi, di tutte le facoltà e la creazione di Dipartimenti plenipotenziari.

La questione Lingue allora si riapre. Se infatti le facoltà vanno a scomparire, poco importa lo spostamento a Ragusa o l'accorpamento a Lettere, lo studio delle lingue può sopravvivere dentro un Dipartimento di Lingue che conservi le peculiarità di uno studio di qualità delle lingue e delle culture straniere.

Tuttavia la vicenda della Facoltà di Lingue aveva sempre puzzato di interessi esterni alla didattica ed al mondo accademico. Che motivo c'era di spostare questa facoltà? Certamente non problemi economici, dato che lo spostamento incide in maniera identica sulle casse dell'Ateneo. Certamente non questioni didattiche, dato che lo studio delle lingue è da sempre una bandiera importante del nostro Ateneo e da Salerno in giù non esiste un'altra facoltà di Lingue. Neanche un problema di iscrizioni, dato che la facoltà di Lingue ha tanti iscritti quanto prevede la legge 270 a differenza di facoltà mezze vuote come Scienze politiche.

Solo due giustificazioni rimangono per lo spostamento: da un lato la volontà del Rettore di distruggere politicamente quel collettivo di docenti che 10 anni fa aveva fondato la facoltà di Lingue ed è stato quasi sempre dissidente rispetto alle scelte di Recca. Dall'altro lato la volontà politica di regalare al Presidente della Provincia di Ragusa, guarda un po' dell'UDC, una facoltà che avrebbe potuto attrarre tanti studenti.

La Riforma, come dicevamo, avrebbe dovuto bloccare tutto l'iter. Ma si potevano deludere Recca ed i suoi amici ragusani? Assolutamente no.

Il 4 marzo 2011, il sito unict.it, pubblica un decreto del Rettore ( D.R. 1171), che indice le elezioni dei rappresentanti degli studenti, da tenersi il 13 e il 14 aprile 2011, per la nuova facoltà di Lingue di Ragusa e per la nuova facoltà di Lettere, Filosofia...e lingue di Catania. Ma come? Le facoltà non dovevano chiudere, come stabilisce l'art.1 della Riforma Gelmini? E secondo l'art.2 comma 9 della Riforma gli organi collegiali non devono rimanere congelati fino all'entrata in vigore dello Statuto? Si legge nel decreto che si eleggeranno rappresentanti per il biennio 2011/2013. Ma ha qualche senso creare ad aprile due nuove facoltà, con rispettivi consigli, se ad ottobre si sa che dovranno scomparire? Ma soprattutto, è possibile che gli studenti di lingue e di lettere, debbano apprendere della scomparsa della loro facoltà tramite un decreto rettoriale che indice elezioni?

Non sappiamo ancora come si evolverà la cosa, non sa nessuno se tali elezioni si potranno realmente svolgere, chi saranno gli elettori e se davvero si possa procedere in tal modo alla modifica di due facoltà.

Ci poniamo però una domanda. Perché il Rettore si è rifiutato categoricamente di indire elezioni per la commissione Statuto, elemento di trasparenza e democrazia, e invece con tanta fretta ha indetto elezioni palesemente illegittime?

La risposta a tali domande si trova, come sempre, nel ghigno di Antonino Recca e nella sua assoluta incapacità di gestire un Ateneo senza far prevalere i suoi personali interessi politici e le sue clientele.

Matteo Iannitti

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