Abbiamo già detto che la maggior parte delle famiglie palagonesi vive grazie allo stipendio di un bracciante agricolo. Quindi, senza nessuna difficoltà, possiamo affermare che l’economia dell’intero paese dipende dall’arancia.
Esso è un prodotto con un alto potenziale; è risaputa la sua importanza agro-alimentare che non occorre approfondire.
Negli ultimi tempi purtroppo questo potenziale viene sfruttato al minimo, facendo rallentare fortemente l’economia palagonese colpita ulteriormente dalla crisi mondiale.
Molti sono i fattori: da notare una cattiva organizzazione del mercato che finisce col favorire soltanto l’imprenditore lasciando le briciole agli operai e ai piccoli proprietari terrieri.
Il marchio “arance a polpa rossa” è nato con l’intenzione di pubblicizzare il prodotto a livello nazionale e internazionale. Progetto fallito in partenza, poiché mancano strutture organizzative (o se ci sono, non funzionano) che permettano la nascita di un progetto concreto.
Il vero motivo è che a Palagonia regna l’egoismo, ogni singolo imprenditore pensa soltanto a se stesso, ritenendo inutile un progetto comune che, secondo la propria opinione, favorirebbe alcuni e ostacolerebbe la propria azienda.
Stesso discorso per i piccoli proprietari terrieri, che preferiscono “fare da soli”, trattando il prezzo di vendita a cui spesso segue la svendita della propria merce.
In questo periodo di crisi il proprietario, impaurito, vende il proprio raccolto a qualsiasi prezzo. Con la grave conseguenza che l’imprenditore se n’approfitta stabilendo lui un prezzo, raramente trattabile, che gli permetta di acquistare a poco, vendere a tanto ed incrementare notevolmente il proprio profitto.
Altro elemento che danneggia l’economia palagonese è la globalizzazione. Le arance palagonesi temono la concorrenza estera (Egitto, Israele, Spagna), nonostante la qualità del nostro prodotto sia incomparabile con quello straniero.
Inoltre a partire del 2010, la Sicilia entrerà in un programma di mercato unico con i paesi mediterranei, che infliggerà un ulteriore danno al mercato interno siciliano.
Si parla molto del ponte sullo stretto, che non risolverebbe affatto il problema dei trasporti meridionale che necessità di molte attenzioni. Bisogna migliorare la qualità delle strade preesistenti e investire molto sulle ferrovie (che in Sicilia sono abbastanza scadenti). E’ inutile risparmiare 10 minuti per attraversare lo stretto grazie al ponte e perdere ore nelle autostrade siciliane e del sud Italia. Tutto ciò sarebbe contraddittorio!
E’ ora che le istituzioni si muovano per salvaguardare i propri prodotti, non solo pubblicizzandoli; bisogna evitare che le strutture competenti (cooperative, consorzi) siano funzionanti per speculazioni altrui, ma che siano utili al miglioramento del mercato palagonese e, di conseguenza, alle famiglie del nostro paese.
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