da movimentostudentesco.org
È
capitato a tutti, nelle ultime settimane, di avere a che fare, durante i
telegiornali, con termini assurdi, incomprensibili, fino ad oggi
sconosciuti. Spread, Bond, Rating e altri improbabili lemmi. Ci hanno
detto che qualcosa non andava e proprio usando tutte queste parole non
ci hanno fatto capire, in realtà, quale fosse il problema. Hanno dato
tutte le colpe al debito pubblico senza spiegarci il perché. Ci hanno
detto di pagare, di fare sacrifici, e noi, che non avevamo capito nulla,
ci siamo fidati. Ma ora basta. La crisi ve la spieghiamo noi.
Cos'è il debito.
È
normale per gli Stati far fronte alle proprie spese indebitandosi. Per
far ciò lo Stato emette Titoli che vengono acquistati da privati. Una
sorta di prestito che qualcuno elargisce col vantaggio di trarne, oltre
alla restituzione, gli interessi. Questi Titoli, detti BTP ( Buoni
Temporali Poliennali) fanno gola a molti. Chi ha tanti soldi, infatti,
considera far credito agli Stati un investimento sicuro. Questo è uno
dei molti casi in cui non si guadagna tramite l'economia reale, tramite
la produzione di beni o l'erogazione di servizi, bensì si guadagna
attraverso i propri soldi. I soldi producono soldi. Così chi ha tanti
soldi ha un modo facile e sicuro per averne sempre di più .
La finanziarizzazione dell'economia
Questo
paradigma è detto finanza. Chi usa questo mezzo per far soldi si chiama
investitore. Chi abusa di questo sistema, spesso chi ha tantissimi
soldi, è detto speculatore. Da questo Sistema, che domina il nostro
mondo ed è alla base della filosofia neoliberista, scaturiscono due
grandi problemi. In primo luogo fare soldi con soldi porta ad una
divaricazione enorme tra il prodotto interno lordo, ovvero la quantità
di ricchezza formata dall'economia reale, e l'effettiva moneta presente
in circolo. Immaginate che il prodotto interno lordo dell'intero pianeta
è di 74 mila miliardi di dollari. La finanza, detta spesso economia
finanziarizzata, invece gestisce una circolazione di circa 466 mila
miliardi di dollari, una cifra 8 volte superiore alla prima ed
assolutamente virtuale. Questo ci fa capire come le notizie sul crollo
dei mercati finanziari abbiano, ultimamente, molta più diffusione ed
importanza dei drammatici dati sulla disoccupazione giovanile, arrivata
al 27% su base nazionale e quasi al 50% al meridione. Il secondo
problema che abbiamo davanti è la spropositata concentrazione dei
capitali finanziari. Oggi appena 10 istituti, tra banche e società di
intermediazione, posseggono il 90% di tutto il capitale. Immaginate
questi enti quanto sono ricchi! Ammesso che abbiano tutti lo stesso
capitale, ognuno di essi controllerebbe 41 mila miliardi di dollari. Una
cifra esorbitante. Se dividessimo tale cifra per tutti i cittadini
italiani, ognuno di noi avrebbe 683 mila dollari a disposizione.
Il potere delle banche
Questi
pochi istituti ricchissimi controllano e comprano qualsiasi cosa. In
primo luogo gestiscono direttamente, con la loro forte influenza, le
istituzioni economiche europee e mondiali. Sono le banche e non i
cittadini europei a controllare la Banca Centrale Europea, ad aver
incoraggiato la creazione dell'Euro, a sostenere quelle leggi che
vincolano qualsiasi iniziativa economica statale di una certa
importanza. Queste istituzioni, oggi, ci governano più di quei
parlamentari che abbiamo, si fa per dire, democraticamente eletto.
Costituiscono un enorme potere parallelo su cui né i cittadini né i loro
rappresentanti possono minimamente influire. In secondo luogo le grandi
banche posseggono la quasi totalità dei Titoli di Stato delle nazioni.
Infine, cosa davvero impressionante, controllano le organizzazioni
internazionali che dovrebbero invece controllarle.
Le agenzie di rating, la valutazione del debito.
Di
queste istituzioni di controllo fanno parte le agenzie di rating, tra
le quali le più rinomate sono Standard&Poor's e Moody's. Tali
agenzie fanno ricerche economiche e stabiliscono il rating. Che altro
non è che il tasso di rischio di un determinato investimento. Queste
agenzie valutano, soprattutto, i debiti sovrani. E come delle
potentissime agenzie di scommesse decidono, di volta in volta, a quanto è
quotato un determinato Titolo di Stato di un Paese.
Se
le agenzie di rating decidono che un Paese è economicamente affidabile
daranno una valutazione AAA e i titoli di stato, i debiti, potranno così
permettersi di avere una percentuale di interessi molto bassa, data la
loro sicurezza. Se invece le agenzie daranno un parere negativo, per
esempio B o C, i titoli di stato, a quel punto classificati poco
affidabili, dovranno assicurare ai creditori interessi maggiori. Proprio
come le scommesse sulle partite di calcio. Se si scommette su una
squadra che ha più probabilità di vincere, qualora effettivamente
vincesse, il guadagno per la scommessa vinta sarebbe inferiore, proprio
perché quella scommessa era meno rischiosa di altre.
Nel
mercato finanziario dei titoli di stato quelli più affidabili sono i
titoli tedeschi, i cosiddetti Bund, che proseguendo con l'esempio delle
scommesse sportive, sarebbero come la squadra più forte del campionato.
Essi vengono presi come punto di partenza per classificare gli altri
debiti sovrani, titoli di stato. Il differenziale che c'è tra la
quotazione di qualunque titolo di stato europeo e quello tedesco è detto
Spread. Quando si parla di spread tra Bund e Btp, si fa riferimento al
differenziale di rendimento e affidabilità tra titoli di Stato tedeschi e
italiani.
Il debito pubblico italiano. Chi l'ha creato.
Il
debito pubblico italiano ammonta a circa 1600 miliardi di euro. Questo
debito è stato accumulato in tutti gli anni di esistenza del nostro
Stato ma si è accentuato durante i primi Governi Craxi negli anni 80.
Chi consigliò a Craxi di aumentare il debito pubblico? Tre consulenti,
all'epoca, quotatissimi: Maurizio Sacconi, Renato Brunetta e Giulio
Tremonti. Proprio tre ministri dell'attuale Governo Berlusconi che
rinfaccia l'indebitamento a chissà quale governante del passato.
La crisi.
Attraverso gli elementi sopra esposti possiamo adesso capire in cosa consiste, davvero, la crisi degli ultimi mesi.
Le
banche, che possiedono i Titoli di Stato e controllano sia le massime
istituzioni economiche europee che le agenzie di rating, hanno deciso di
speculare. Gli istituti finanziari, approfittando dei grandi debiti
pubblici degli Stati occidentali, hanno fatto concentrare l'attenzione
delle agenzie di rating verso questi debiti. Gli Stati con i debiti
pubblici più alti hanno subito così un calo di valutazione dei loro
Titoli di Stato. A questo punto sono intervenute le massime istituzioni
economiche sovranazionali, per prima la Banca Centrale Europea, che ha
intimato a questi Stati di ridurre, ad ogni costo, il proprio debito
pubblico (ridurre il debito non significa azzerarlo ma far sì che esso
pareggi il prodotto interno lordo della nazione). Gli Stati sono così
stati costretti a varare manovre finanziarie pesantissime fatte di tagli
e aumenti delle tasse. Il fine, dicono i nostri governanti, è quello di
risollevare la fiducia nei mercati. Ma è falso. Come abbiamo visto non
vi è stata nessuna debolezza dei mercati bensì una ben mirata
speculazione, nella quale ognuno ha fatto la sua parte: i grandi
capitali delle banche, le agenzie di rating, le istituzioni
sovranazionali.
L'obiettivo degli speculatori.
Il
meccanismo che porta alla crisi è semplice: le banche comprano i titoli
di credito degli stati. Poi le stesse banche, tramite le agenzie di
rating, fanno sì che la credibilità dell’economia dei Paesi si
indebolisca. Le stesse banche chiedono la restituzione dei soldi e
impongono agli Stati di pagare una parte del debito divenuto via via
maggiore grazie all'azione delle agenzie di rating che, svalutando i
Titoli, costringono ad elargire interessi sempre più alti. Gli Stati,
per pagare, sono costretti a tagliare tutto: istruzione, sanità,
stipendi, pensioni, posti di lavoro.
In questo modo non solo i grandi
speculatori otterranno nuovo denaro liquido fornito dal pagamento dei
debiti ma potranno anche investire su quei servizi statali che, una
volta tagliati, costituiranno un nuovo terreno di speculazione per i
privati: sanità privata, scuole e università private, fondi pensione
privati e così via. Ma la cosa ancora più grave è che, pagando il
debito, gli Stati alimentano questo sistema, permettendo ai grandi
istituti finanziari di riprodurre in continuazione il meccanismo della
speculazione sul debito pubblico. Le manovre finanziarie e i tagli sono
così dei palliativi temporanei che non costituiscono in nessun modo una
vera soluzione al problema pur gravando drammaticamente sulla
popolazione.
In
Italia, per esempio, nel giro di pochi mesi sono state prodotte due
manovre finanziarie, rispettivamente da 70 e 45 miliardi di euro. In
sostanza 115 miliardi di euro che equivalgono a 222 mila miliardi di
lire. Un mare immenso di soldi. Pensate che con quel denaro lo Stato
avrebbe potuto compare 575 000 case da 200000 euro l'una per i suoi
cittadini. Questi soldi sono stati recuperati tagliando salari,
pensioni, finanziamenti a regioni e comuni, aumentando le tasse.
La soluzione: una nuova democrazia e non pagare il debito.
Sembra
che non vi sia scampo. A meno che non si decida di mettere sotto sopra
l'intero sistema economico e politico. Ci siamo abituati, negli ultimi
anni, a consegnare miliardi e miliardi di euro ai ricchissimi banchieri e
ci siamo rassegnati ad essere rappresentati da una classe politica che,
da destra a sinistra, non ha fatto altro che arricchirsi, trasformarsi
in casta, perpetuare, senza batter ciglio, tutte le ingiustizie e le
diseguaglianze che dominano il mondo ed il nostro Paese. Se ci pensiamo
bene: è folle l'idea di cambiare il mondo? Oppure è da imbecilli
accettare in silenzio lo stato di cose presente? Quale dignità
conserveremmo di fronte ai nostri cari, davanti ai nostri figli, se
lasciassimo che la loro vita sia peggiore della nostra, come è certo che
sarà conservando l'attuale Sistema?
È per questi motivi che noi vogliamo cambiare il mondo. Partendo da noi stessi.
La
prima cosa che ci hanno rubato è il diritto di confrontarci,
esprimerci, scegliere. Ci hanno rubato la democrazia limitandosi a
consultarci solo ogni tanto, durante le elezioni. Magari facendoci
promesse, sempre disattese. Oppure comprandoci, per poi rivenderci un
secondo dopo il voto. Dobbiamo quindi, in primo luogo, riprenderci la
democrazia. Attraverso assemblee di piazza, come stanno facendo gli
Indignados in Spagna o attraverso mobilitazioni collettive, come i
popoli del Nord Africa e del Medio Oriente. Dobbiamo iniziare a decidere
per il nostro bene e per il nostro futuro e dobbiamo delegittimare, in
ogni modo, tutte quelle istituzioni che ci governano senza che siamo
stati neanche chiamati a sceglierle. Commissione Europea, Banca Centrale
Europea, Banca Mondiale, Organizzazione mondiale del Commercio, G20, G8
sono tutti organismi che decidono molto delle nostre vite ma che non
sono stati eletti da nessuno e proprio per questo fanno solo gli
interessi delle grandi banche e delle multinazionali. Dobbiamo dire
forte che non possono decidere loro, che non possono decidere per noi.
Infine
ci stanno rubando i soldi. Lavoriamo, se ci va bene, e con mille
sacrifici portiamo a casa solo ciò che basta per arrivare alla fine del
mese. A volte neanche quello. Nel frattempo ci tolgono tutto. Chiudono
scuole e ospedali e se non li chiudono ne riducono fondi e organico
costringendoli all'inefficienza. Abbassano gli stipendi e ci danno
pensioni da fame, con le quali non arrivi neanche a comprarti le
medicine, anche perché hanno rimesso il ticket. Eppure i soldi ci
sarebbero. In queste ore stiamo regalando 115 miliardi di euro ai grandi
banchieri per fare in modo, come già detto, che essi possano, in
futuro, chiederci sempre più soldi. Non possiamo continuare a fare
sacrifici noi per rispettare i “parametri europei”. Dobbiamo
definitivamente rifiutarci di pagare il debito. Per alcune ragioni. La
prima, banale, è che non possiamo permetterci di pagare, non al prezzo
di rinunciare alla nostra dignità. La seconda, ovvia, è che questo
debito non l'abbiamo creato noi e soprattutto non ci abbiamo minimamente
tratto alcun beneficio. La terza ragione è che già qualcuno l'ha fatto.
L'Islanda, ad esempio, attraverso un referendum, ha deciso di non
pagare il debito pubblico. La quarta ragione, la più importante, è che
se non pagassimo il debito, metteremo definitivamente fine alla
speculazione finanziaria, a quei soldi che fanno soldi, a quei banchieri
che si arricchiscono sulla nostra pelle. Certo, ci saranno da pagare
delle conseguenze, ma saremo fuori da un Sistema che vuole i ricchi
sempre più ricchi ed i lavoratori ed i giovani sempre più poveri ed
emarginati.
Noi
non vi chiediamo un voto e nemmeno una delega. Vi chiediamo di tornare
protagonisti delle vostre vite e del vostro destino. Noi vogliamo
cambiare il mondo. Insieme.
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