(Editoriale di Liberazione del 10 luglio 2010)
In questi ultimi giorni la Fiat è tornata al centro della vicenda politica italiana. Prima Marchionne ha cercato di far votare ai lavoratori di Pomigliano la modifica della Costituzione italiana. Volevano un plebiscito che permettesse di dire al paese che i lavoratori – in nome della difesa del posto di lavoro – erano disponibili a fregarsene di diritti e Costituzione. Volevano un plebiscito per potere affermare che gli operai si sentivano rappresentati dagli industriali, non certo dalla Fiom o dalla sinistra di classe. Nonostante l’appoggio di tutto il quadro politico fino al PD, gli è andata male e il contraccolpo è stato pesante. Dopo la scoppola la Fiat ha continuato l’offensiva: tentativi di aumento dei carichi di lavoro, tentativo di scippare il premio di rendimento. Anche qui gli è andata male perché gli operai e le operaie hanno scioperato. A Cassino, a Melfi, ieri a Mirafiori. Non paga la Fiat ha allora licenziato a Melfi tre operai, di cui due delegati Fiom, colpevoli di essere particolarmente attivi nell’organizzazione della lotta. Non potendola cambiare con il consenso operaio la Fiat la Costituzione prova a cambiarla nei fatti, come ha sempre fatto. E’ evidente che questa offensiva della Fiat ha due obiettivi. Da un lato vuole ridurre strutturalmente il salario, aumentare lo sfruttamento e far saltare i Contratti di lavoro. In secondo luogo la Fiat vuole mettere in discussione il diritto di sciopero in Italia, partita su cui è particolarmente attivo il fronte governativo, ben intenzionato ad utilizzare la crisi per demolire la Costituzione nata dalla resistenza. La Fiat gioca quindi una partita a tutto tondo, agisce come direzione politica del “partito del capitale”, che ben al di la della dialettica parlamentare, usa la crisi come “crisi costituente” per modificare in profondità il quadro politico, sociale e istituzionale del paese.
In questo contesto il punto politico consiste nel non lasciare isolare la lotta dei lavoratori Fiat. La Fiat guida il fronte confindustriale, non possiamo lasciare gli operai Fiat da soli a fronteggiare l’offensiva. Occorre costruire un movimento di massa contro Berlusconi, contro Marchionne e contro le politiche neoliberiste europee. Come sappiamo una parte di coloro che si oppongono a Berlusconi in nome della democrazia non sono assolutamente disponibili a scontrarsi con Marchionne. Anzi – come ci ha spiegato Veltroni – ne condividono le scelte in quanto considerano oggettiva la globalizzazione neoliberista e il suo corollario di politiche antioperaie. Questo profilo liberale dell’opposizione, difensore della democrazia solo nella misura in cui non contrasta con le leggi del profitto, è una delle maggiori cause della forza di Berlusconi – la cui logica di fondo non viene messa in discussione – e dell’impotenza dell’opposizione, che non riesce ad essere interprete dei veri sentimenti popolari. Per questo è necessario costruire una opposizione che contrasti complessivamente il disegno governativo e confindustriale, in modo da saldare questione sociale e questione democratica.
Costruire quindi un movimento di massa. E’ un obiettivo realistico? A Mio parere si perché i sentimenti degli operai e delle operaie della Fiat sono i sentimenti di tutti i lavoratori e le lavoratrici italiane. Oggi in Italia la maggioranza della popolazione a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici non è d’accordo con le politiche che vengono fatte. Ha difficoltà a trovare i luoghi e le forze attraverso cui esprimere efficacemente la sua contrarietà e la sua rabbia. Vi è la necessità di costruire una mobilitazione vasta e nello stesso tempo qualificata sui contenuti, una posizione non liberale ma di classe, radicalmente alternativa alle politiche neoliberiste. Ai lavoratori non serve la testimonianza, serve un movimento che nella sua ampiezza costruisca la sua credibilità. Per questo propongo da giorni che tutte le forze della sinistra di costruire insieme per l’autunno una manifestazione nazionale da cui far partire un movimento di lotta contro le politiche di Berlusconi, di Marchionne e contro le politiche neoliberiste europee. Vista la sordità che vi è a livello politico ho proposto l’altro ieri all’assemblea di Pomigliano che siano direttamente gli operai e le operaie della Fiat a lanciare l’appello per la manifestazione. Sarebbe un buon segnale, un invito a cui nessuno potrebbe sottrarsi. Un modo per cominciare finalmente a costruire una opposizione efficace, per unificare le lotte dei lavoratori e per costruire unità a sinistra. L’unità tra chi è contro Berlusconi ma anche contro Marchionne e le sciagurate politiche europee praticate insieme da centro destra e centro sinistra. L’unità fuori dalle alchimie politi ciste, a partire dalla costruzione del conflitto sociale.
In questi ultimi giorni la Fiat è tornata al centro della vicenda politica italiana. Prima Marchionne ha cercato di far votare ai lavoratori di Pomigliano la modifica della Costituzione italiana. Volevano un plebiscito che permettesse di dire al paese che i lavoratori – in nome della difesa del posto di lavoro – erano disponibili a fregarsene di diritti e Costituzione. Volevano un plebiscito per potere affermare che gli operai si sentivano rappresentati dagli industriali, non certo dalla Fiom o dalla sinistra di classe. Nonostante l’appoggio di tutto il quadro politico fino al PD, gli è andata male e il contraccolpo è stato pesante. Dopo la scoppola la Fiat ha continuato l’offensiva: tentativi di aumento dei carichi di lavoro, tentativo di scippare il premio di rendimento. Anche qui gli è andata male perché gli operai e le operaie hanno scioperato. A Cassino, a Melfi, ieri a Mirafiori. Non paga la Fiat ha allora licenziato a Melfi tre operai, di cui due delegati Fiom, colpevoli di essere particolarmente attivi nell’organizzazione della lotta. Non potendola cambiare con il consenso operaio la Fiat la Costituzione prova a cambiarla nei fatti, come ha sempre fatto. E’ evidente che questa offensiva della Fiat ha due obiettivi. Da un lato vuole ridurre strutturalmente il salario, aumentare lo sfruttamento e far saltare i Contratti di lavoro. In secondo luogo la Fiat vuole mettere in discussione il diritto di sciopero in Italia, partita su cui è particolarmente attivo il fronte governativo, ben intenzionato ad utilizzare la crisi per demolire la Costituzione nata dalla resistenza. La Fiat gioca quindi una partita a tutto tondo, agisce come direzione politica del “partito del capitale”, che ben al di la della dialettica parlamentare, usa la crisi come “crisi costituente” per modificare in profondità il quadro politico, sociale e istituzionale del paese.
In questo contesto il punto politico consiste nel non lasciare isolare la lotta dei lavoratori Fiat. La Fiat guida il fronte confindustriale, non possiamo lasciare gli operai Fiat da soli a fronteggiare l’offensiva. Occorre costruire un movimento di massa contro Berlusconi, contro Marchionne e contro le politiche neoliberiste europee. Come sappiamo una parte di coloro che si oppongono a Berlusconi in nome della democrazia non sono assolutamente disponibili a scontrarsi con Marchionne. Anzi – come ci ha spiegato Veltroni – ne condividono le scelte in quanto considerano oggettiva la globalizzazione neoliberista e il suo corollario di politiche antioperaie. Questo profilo liberale dell’opposizione, difensore della democrazia solo nella misura in cui non contrasta con le leggi del profitto, è una delle maggiori cause della forza di Berlusconi – la cui logica di fondo non viene messa in discussione – e dell’impotenza dell’opposizione, che non riesce ad essere interprete dei veri sentimenti popolari. Per questo è necessario costruire una opposizione che contrasti complessivamente il disegno governativo e confindustriale, in modo da saldare questione sociale e questione democratica.
Costruire quindi un movimento di massa. E’ un obiettivo realistico? A Mio parere si perché i sentimenti degli operai e delle operaie della Fiat sono i sentimenti di tutti i lavoratori e le lavoratrici italiane. Oggi in Italia la maggioranza della popolazione a partire dai lavoratori e dalle lavoratrici non è d’accordo con le politiche che vengono fatte. Ha difficoltà a trovare i luoghi e le forze attraverso cui esprimere efficacemente la sua contrarietà e la sua rabbia. Vi è la necessità di costruire una mobilitazione vasta e nello stesso tempo qualificata sui contenuti, una posizione non liberale ma di classe, radicalmente alternativa alle politiche neoliberiste. Ai lavoratori non serve la testimonianza, serve un movimento che nella sua ampiezza costruisca la sua credibilità. Per questo propongo da giorni che tutte le forze della sinistra di costruire insieme per l’autunno una manifestazione nazionale da cui far partire un movimento di lotta contro le politiche di Berlusconi, di Marchionne e contro le politiche neoliberiste europee. Vista la sordità che vi è a livello politico ho proposto l’altro ieri all’assemblea di Pomigliano che siano direttamente gli operai e le operaie della Fiat a lanciare l’appello per la manifestazione. Sarebbe un buon segnale, un invito a cui nessuno potrebbe sottrarsi. Un modo per cominciare finalmente a costruire una opposizione efficace, per unificare le lotte dei lavoratori e per costruire unità a sinistra. L’unità tra chi è contro Berlusconi ma anche contro Marchionne e le sciagurate politiche europee praticate insieme da centro destra e centro sinistra. L’unità fuori dalle alchimie politi ciste, a partire dalla costruzione del conflitto sociale.
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